Recensione: M - Il figlio del secolo

Recensione: M - Il figlio del secolo
La Serie Dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega, la serie racconta la nascita del fascismo in Italia e l'ascesa al potere di Benito Mussolini. Una terra fertile per la semina dell'ideologia fascista, che avrebbe poi ge...

La Serie

Dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega, la serie racconta la nascita del fascismo in Italia e l'ascesa al potere di Benito Mussolini.

Una terra fertile per la semina dell'ideologia fascista, che avrebbe poi gettato le basi per uno dei periodi più bui della nostra storia. In questo senso, non è difficile notare parallelismi con il caos socio-politico odierno, dove l'instabilità globale rischia nuovamente di dar vita a mostri sopiti. La trama di "M - Il figlio del secolo" segue fedelmente le vicende narrate nel best seller letterario, incentrandosi sulla ascesa al potere di Benito Mussolini e del Partito Nazionale Fascista (PNF). Tuttavia, la serie va ben oltre la cronaca storica, indagando con lucidità quasi chirurgica i meccanismi psicologici che permettono ad un individuo mediocre di conquistare il cuore e la mente di un intero popolo. Ci troviamo dunque di fronte a un dramma storico dai toni cupi, che sfugge alle convenzionali logiche narrative per addentrarsi piuttosto nei recessi più oscuri ed enigmatici della natura umana. Uno dei meriti maggiori di questa produzione risiede proprio nell'approfondita disamina dei temi universali proposti. Tra tutti, spiccano il potere e la sua capacità corrosiva, l'ambizione smodata e il fanatismo politico. Questi argomenti vengono declinati attraverso una molteplicità di punti di vista, offrendoci una visione kaleidoscopica della realtà coeva. I protagonisti sono figure poliedriche, imperfette, guidate da passioni contrastanti; basti pensare al controverso rapporto tra Mussolini (interpretato da un straordinario Alessandro Preziosi) e il filosofo Giovanni Gentile, qui ritratto con acutezza e compassione. Ma "M - Il figlio del secolo" eccelle anche sotto il profilo estetico. Le scelte registiche di Matteo Rovere conferiscono alla serie un look inconfondibile, oscillante fra classicismo e modernità. L'uso sapiente del bianco e nero evoca suggestioni felliniane, mentre la cura maniacale per i dettagli riporta alla mente immortali capolavori quali "Roma città aperta". Non meno importante è il contributo offerto dalla colonna sonora, che alterna brani d'epoca a composizioni originali, creando un effetto sinestetico di grande intensità drammaturgica. A incarnare i numerosi personaggi che popolano la scena teatrale della serie vi sono volti noti del cinema e del teatro italiani, che offrono interpretazioni intense e memorabili. Oltre al già citato Alessandro Preziosi, spiccano nomi quali Vinicio Marchioni (nel ruolo di Filippo Turati), Vittorio Viviani (come Giacomo Matteotti) e Lucrezia Guidone (interprete di Margherita Sarfatti). Gli attori riescono a calarsi perfettamente nella parte, restituendoci figure credibili e verosimili, ancorché immerse in un contesto storico ormai remoto. L'impatto emotivo della serie è dirompente, poiché costringe lo spettatore a confrontarsi con le proprie paure ancestrali e i propri fantasmi interiori. Attraverso una regia precisa e tagliente, "M - Il figlio del secolo" mette a nudo i meccanismi di persuasione che conducono inevitabilmente alla manipolazione mentale e, di conseguenza, al consenso popolare. Ne emerge un quadro desolante, che tuttavia non trascura di porre l'accento sugli slanci vitali insiti nell'animo umano, offrendoci così uno squarcio di speranza in mezzo all'apparente ingovernabile tempesta. Quanto all'originalità e all'innovazione, bisogna ammettere che "M - Il figlio del secolo" rappresenta un unicum nel panorama audiovisivo nazionale. Sebbene non manchino esempi illustri di fiction dedicate ai cosiddetti «anni ruggenti», poche di esse hanno saputo tratteggiare con tale finezza e delicatezza i moti contraddittori che agitarono le acque del nostro mare Nostrum durante quegli anni cruciali. A differenziarla ulteriormente dagli altri titoli dello stesso genere concorrono alcuni accorgimenti formali e contenutistici, come la scelta di mescolare finzione e documentari d'archivio, o l'adozione di un punto di vista decentrato, che predilige l'analisi sociopolitica a quella strettamente biografica. In conclusione, possiamo affermare che "M - Il figlio del secolo" sia una produzione matura e ambiziosa, destinata a lasciare un'impronta tangibile nel ricco pantheon seriale transalpino. Meritevole di plauso sia per la solidità della sceneggiatura sia per la sontuosità delle immagini, la serie diretta da Matteo Rovere offre spunti di riflessione quanto mai opportuni e necessari in un epoca dominata dall'insicurezza e dal relativismo etico. Consigliata pertanto a tutti coloro i quali intendano approfondire le radici remote del male assoluto, imparando al tempo stesso a difendersi dalle sue lusinghe seducenti. E voi, siete pronti a fare i conti con il vostro passato?

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