Recensione: Stranger Things

Recensione: Stranger Things
La Serie La scomparsa di un ragazzino in una cittadina porta alla luce un mistero in cui si mescolano esperimenti segreti, spaventose forze soprannaturali e una strana bambina. Uno degli aspetti più interessanti di "Stranger Things" riguarda propr...

La Serie

La scomparsa di un ragazzino in una cittadina porta alla luce un mistero in cui si mescolano esperimenti segreti, spaventose forze soprannaturali e una strana bambina.

Uno degli aspetti più interessanti di "Stranger Things" riguarda proprio la sua capacità di veicolare tematiche complesse ed estremamente attuali, celate dietro apparenti giochi metalinguistici e citazionismi cinematografici. Ad esempio, la lotta contro le ingiustizie perpetrate dalle istituzioni statali e private diventa palpabile grazie al personaggio di Jim Hopper (David Harbour), brillante quanto tormentato capo della polizia locale; mentre la difficoltà di accettarsi e integrarsi nella società odierna emerge prepotentemente tramite il coming out di Mike Wheeler (Finn Wolfhard). Inoltre, il rapporto di dipendenza affettiva instauratosi fra Undici ed il suo padre putativo Hopper tocca corde sensibili relative all'adozione e alla paternità surrogata. ### Regia e Stile Visivo I Duffer Brothers hanno saputo creare uno stile visivo unico, caratterizzato da colori saturi e composizioni geometriche precise, ispirate direttamente alla filmografia new wave americana ed europea degli anni '80. Le scelte registiche adottate conferiscono alla narrazione un ritmo serrato, bilanciando perfettamente momenti di tensione drammaturgica e scene action, supportate da una soundtrack azzeccata che include pezzi iconici quali "Running Up That Hill" di Kate Bush. Tale approccio artistico risulta vincente poiché consente agli autori di immergersi completamente nell'estetica tipica del periodo storico prescelto, offrendo allo stesso tempo prospettive innovative sui canoni classici del genere. ### Interpretazioni e Personaggi Il cast di "Stranger Things" brilla per professionalità e talento, permettendo agli interpreti di dare vita a figure complesse e fortemente stratificate. Winona Ryder, nei panni di Joyce Byers, madre single disposta a tutto pur di ritrovare il figlio smarrito, dona intensità e drammaticità alle sequenze più cupe, contraltare ideale alla solarità e spensieratezza dei giovani protagonisti. Spiccano poi Millie Bobby Brown e David Harbor, la prima per la maturità recitativa dimostrata fin dall'esordio e il secondo per aver reso credibile l'evoluzione del burbero detective in eroe romantico. ### Impatto Emotivo L'elemento empatico rappresenta probabilmente il punto di forza principale di "Stranger Things": la cura maniacale posta nello studio dei legami familiari e amicali, unitamente all'approfondimento psicologico dei singoli individui, ne fa una serie altamente coinvolgente e commovente. Non solo ci troviamo davanti a vicende avvincenti e travolgenti, ma veniamo letteralmente trasportati dentro le stanze buie dei timidi preadolescenti, ascoltiamo il battito accelerato dei cuori innamorati, sentiamo il calore delle abbracci confortanti dopo ore passate ad urlare disperati nell'oscurità. Questa capacità di farci immedesimare totalmente nelle situazioni descritte costituisce il reale valore aggiunto della produzione. ### Innovazione e Originalità Nonostante il continuo richiamo a fonti d'ispirazione ben note - da Stephen King a Steven Spielberg, passando per John Carpenter e George Lucas - "Stranger Things" riesce a distinguersi nettamente dalla massa, presentando elementi narrativi freschi e sorprendenti. Innanzitutto, l'ambientazione retro-futurista funge da cornice perfetta per declinare argomenti spinosi quali l'alienazione giovanile, la paura del diverso e la manipolazione mediatica; in secondo luogo, il mixer di codici linguistici diversi - thriller investigativo, fantasy epico, romanticismo adolescenziale, grottesco splatter - concorrono a definire uno storytelling peculiare e originale. --- ### Giudizio Finale In definitiva, "Stranger Things" non può considerarsi semplicemente una serie tv di intrattenimento fine a sé stessa, bensì un prodotto culturale importante, capace di ridefinire i parametri entro cui muoversi quando si discute di serialità televisiva di qualità. Gli autori sono riusciti a plasmare un mondo parallelo tanto terrificante quanto familiare, dove le paure infantili prendono forma fisica e il desiderio di normalità diviene quasi un obbligo morale. Consacrandosi quale fenomeno globale, la creatura made in Netflix ha lasciato un'indelebile traccia nel panorama audiovisivo contemporaneo, inaugurando nuovi orizzonti espressivi per future generazioni di sceneggiatori e registi.

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